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Architettura e Monumenti
 
Attualmente le dimensioni dell'abitato di Guagnano sono molto più ampie che in passato. L'impianto urbanistico di Guagnano ha assunto nel corso dei secoli un assetto decisamente differente rispetto a quello del XVII secolo e comunque del periodo antecedente al 1798, che segna la data di ricostruzione della Chiesa principale con il nuovo orientamento della facciata rivolto verso Oriente. 
Nonostante quanto si possa pensare rispetto alle ipotesi secondo cui la facciata sarebbe rivolta ad Oriente in segno di sfida nei confronti dell'Islam, in realtà tale orientamento è frutto di esigenze logistiche, dal momento che la crescita demografica dell'abitato rese necessario l'ampliamento del luogo di culto e, nel nuovo impianto, l'unica accortezza che si volle usare fu quella di conservare la posizione dell'altare dedicato alla Madonna del Rosario, tanto importante per la comunità guagnanese delle origini da dare addirittura luogo alla leggenda di fondazione della stessa città.
Il rapporto tra la chiesa e l'abitato attualmente risulta alterato, specie  in considerazione del fatto che l'orientamento verso Est della piazza fu motivo di disorganizzazione della rete viaria, precedentemente convergente verso l'antico ingresso della chiesa. La vecchia chiesa era al centro del paese, con strade che scorrevano su due lati e facciata su una piazza. 
Alle spalle c'era un'altra piazza più piccola, proprio dietro l'altare principale che su tale piazza aveva una finestra a balcone come affaccio, tutto intorno un turbinio di vicoli e viuzze convergenti verso il cuore pulsante del paese, luogo di soddisfacimento dei bisogni spirituali e conviviali per i cittadini.
 
Chiesa S. Maria Assunta
 
01 Chiesa Madre S. Maria Assunta ridotto
La chiesa principale di Guagnano si trova nella piazza centrale del paese ed è dedicata alla Santissima Maria del Rosario. La facciata principale è rivolta ad oriente ed ingloba una chiesetta più antica, probabilmente eretta sul luogo del ritrovamento di un'immagine della Vergine del Rosario il cui altare poté così essere conservato. 
L'edificio presenta pianta longitudinale (quaranta per diciannove metri), con navata mediana, due navate laterali minori e transetto. La sua costruzione terminò nel 1798, dopo oltre 40 anni di lavori. 
L'arcivescovo di Brindisi, Annibale De Leo1, dedicò la chiesa alla Vergine e consacrò l'altar maggiore ponendovi nella mensa le reliquie dei martiri Urbano, Donato, Crescenzio (20 maggio 1798). 
L'epigrafe, posta a perpetua memoria dell'evento, è mutila delle due righe in cui erano il nome e i titoli di Ferdinando IV, re di Napoli; tale intervento di cancellazione si ritiene sia avvenuto nel 1799 ad opera dei rivoluzionari della repubblica partenopea oppure nel 1860, in occasione della caduta dei Borboni e della conseguente fine del Regno delle Due Sicilie.
La consacrazione della nuova chiesa, costruita ex novo grazie al contributo economico volontario elargito dai cittadini, ebbe luogo quando il campanile non era ancora completato: infatti, in tale occasione, l'arcivescovo esortò il popolo a contribuire per il completamento dei lavori che si erano protratti per quasi mezzo secolo, forse a partire dal terremoto del 20 febbraio 1743. 
Si ritiene che a seguito dell'evento naturale, la precedente chiesa, del XIV o XV secolo, dovette subire gravi danni e pertanto si optò per la costruzione di un edificio più grande, in grado di ospitare gli oltre mille abitanti di Guagnano così da risultare funzionale ai bisogni di un centro urbano in continua espansione demografica.02 Chiesa Madre S. Maria Assunta ridotto
La copertura a volta risale agli ultimi anni del XIX secolo, determinando poi la necessità di costruire archi rampanti al primo piano delle fiancate per tenere in piedi l'edificio e collocare tiranti in ferro che tenessero unite pareti forse troppo esili per resistere alle spinte dell'ampia volta. 
Nel 1898 furono attuati i primi interventi di restauro; nel 1923 ne furono avviati ulteriori, conclusi il 5 ottobre 1924 con celebrazione ufficiale di consacrazione.
Del 1981 il restauro degli stucchi del XVIII secolo nelle parti mancanti e rovinate, per opera del decoratore Raffaele Murra2.
Ad un'osservazione attenta all'interno dell'impianto settecentesco risultano ben evidenti persistenze della vecchia cappella; nel progetto di ampliamento fu posta particolare attenzione affinché l'antico muro sopra il quale era affrescata l'immagine della Vergine rimanesse a lato vicino l'altare maggiore. 
L'altare delle Anime del Purgatorio, stando alla leggenda, fu costruito davanti all'immagine scoperta da un bovaro che nel cercare un bue perso dalla mandria, avrebbe trovato l'animale genuflesso di fronte all'affresco; ciò avrebbe condizionato l'orientamento della nuova chiesa, ponendo la facciata verso oriente, al posto della precedente zona absidale.
Il dipinto mariano si presenta oggi mutilo su tutti e quattro i lati; si può presumere che la Vergine vi fosse riprodotta a figura intera. 
L'attuale collocazione, al centro di una tela in cui sono dipinti i misteri del Rosario, non è da considerarsi quella originaria. L'opera, una pittura parietale a intonaco asciutto sul tipo della tempera a calce, riprende lo schema della Madonna in trono con Bambino e due angeli. 
Dal punto di vista cronologico sembra ascrivibile all'ultimo periodo del XIV secolo o al primo del XV e sembra riconducibile a una serie di opere che testimoniano il persistere in Terra d'Otranto di un carattere bizantino che si protrae anche oltre il medioevo. 
L'affresco costituisce uno dei numerosi esempi riconducibili al clima che in Puglia, particolarmente in Salento, garantisce un proseguimento, anche in pieno Rinascimento, della cosiddetta "maniera greca".
Da notare, all'interno della chiesa, l'organo e gli altari settecenteschi sotto il titolo del Crocefisso. Al periodo rinascimentale risale il battistero, già oggetto di intervento di restauro.
 
1 Annibale de Leo:(San Vito dei Normanni, 16 giugno 1739 – Brindisi, 13 febbraio 1814)  arcivescovo  cattolico ed erudito italiano.
 
2 Raffaele Murra, pittore ed artista tra i primi e maggiori esponenti della scuola leccese contemporanea.
 
Chiesa S. Maria  del Carmelo
 
04 Chiesa S. Maria del Carmelo ridotto
La Chiesa risale ai primi del 1600 e fu edificata come cappella intitolata a Santa Maria del Monte Carmelo in una antica contrada denominata Badia Baldassarre, all'interno della foresta di Oria. 
La chiesa in origine aveva tre altari: quello maggiore su cui era l'immagine (un olio su tela) della Madonna del Carmelo, un secondo intitolato a Sant'Andrea Apostolo ed un terzo al Santissimo Crocifisso.
Punto di aggregazione e fulcro di vita religiosa per la popolazione di coloni e contadini del feudo dei Baldassarri, fu benedetta nel 1801, al termine di importanti lavori di restauro e ridefinizione del complesso. 
Oggi la chiesa della Madonna del Carmelo di Villa Baldassarri ha un aspetto ad unica navata e un nuovo apparato decorativo ed iconografico. Il suo aspetto attuale si deve agli interventi completati nel 1957, che ebbero l'intento di restituire all'edificio la sua dizione originaria.
 
Vincent City: l'Eremo
 
16 Vincent City Eremo ridotto
Vincent Brunetti, nato Vincenzo Maria Brunetti a Guagnano il 3 dicembre 1950 è un pittore e scultore salentino, noto anche con l'appellativo "Libellula del Sud". Ha vissuto a Milano per oltre vent'anni dove per i meriti artistici gli è stato conferito nel 1970 l'Ambrogino d'Oro. Incontra Francesco Messina e frequenta l'Accademia di Brera; poi Giacomo Manzù che lo segue ed incoraggia; infine Arnaldo Pomodoro che lo accoglie presso la sua Bottega. Tornato nel Salento  progetta e realizza, tramite materiale di recupero, un'immensa abitazione dove vive in solitudine (donde il nome Eremo), realizzando ed allestendo tutta la sua arte. 
"Reggia rurale" e "Città dell'arte e luogo di rilassamento psichico e catarsi collettiva": sono queste le espressioni, incastonate come coloratissime gemme lungo le pareti di ingresso dell'eremo di Vincenzo Maria Brunetti, attraverso le quali l'artista (in arte Vincent) presenta la sua opera.
Vincent City, ubicata nelle campagne guagnanesi, è una casa-museo, trasposizione in pietra e mattonelle di una visione artistica, convivenza estrema tra sublime e kitsch. Una realtà singolare, creata dall'eccentrico artista, pittore e scultore.
 
Chiesa e Orfanotrofio S. Antonio
 
05 Chiesa e Orfanotrofio S. Antonio ridotto
Il convento di S. Antonio, ubicato presso la via Statale per Taranto, fu edificato grazie ai contributi elargiti volontariamente dai cittadini ad inizio Novecento per essere destinato ad orfanotrofio e poi a convento di suore Antoniane. L'Orfanotrofio Femminile di Sant'Antonio testimonia la strenua dedizione all'incarico misericordioso nonché l'immenso animo caritatevole di Mamma Coi (Cosima Raganato). 
Mamma Coi si affidò alla generosità dei suoi concittadini, alle cui porte bussò una per una chiedendo oboli, in nome di Dio, per la realizzazione di quest'istituzione che decise di intitolare a Sant'Antonio. Instancabile e caparbia, camminò a piedi di paese in paese a questuare in ogni dove, per dare amore e sostegno a tutte le creature abbandonate e assicurare ora, mediante la realizzazione dell'orfanotrofio, un avvenire cristiano e decoroso. 
La costruzione si sviluppa su tre piani ed ingloba al suo interno tre cortili. La facciata è chiaro esempio di architettura dei primi decenni del Novecento, dominata da linee essenziali. Il portale di accesso, con lunetta, è sormontato da un timpano con rosone che raffigura Santa Cecilia. Al convento si accede dal lato destro, attraverso un portale con lunetta di fattura piuttosto semplice, in stile con il resto dell'edificio. Il campanile, posto sul lato sinistro, è dominato dalla statua di S. Antonio da Padova, realizzata secondo la tradizionale veste iconografica (con il giglio in mano).   
All'interno dell'edificio vi è una sola navata, con abside affrescato con il motivo del pellicano che si squarcia il petto per nutrire i figli: evidente richiamo al sacrificio della passione di Cristo. 
L'altare marmoreo è particolarmente complesso rispetto all'architettura circostante. Esso si sviluppa su tre ordini, con quello superiore che ospita la statua di S. Antonio con il Bambino, il tutto entro una struttura a due ordini spioventi. 
 
Chiesa San Cosimo e Damiano 
 
07 Chiesa San Cosimo e Daminano ridotto
Sono gli anni 1962-63, in cui è Sindaco Don Salvatore Memmo ed il fratello Silvio insieme a Don Giovanni Buccolieri decidono di edificare una piccola Chiesa in un quartiere di Guagnano denominato "Paisiello" e di dedicarla ai Santi Medici.
Il terreno viene donato dalla madre del Giudice Silvio e del Sindaco Salvatore Memmo, la signora Civino Rosa, il progetto è redatto dal Geom. Michele Liquori di Lecce.
I lavori sono realizzati in parte con Cantieri di Lavoro ed in parte dall'impresa dell' ing. Gravili Vincenzo. I fondi vennero offerti dai cittadini di Guagnano.
 
Antiche Chiese
 
Le fonti – per lo più relative alle visite pastorali - attestano la presenza di antiche chiese, delle quali si fornisce a seguire un breve elenco con indicazione delle date in cui la presenza ne viene indicata chiaramente. 
 

• Chiesa di Santo Stefano (intra moenia): fonti del 1622 e 1640.

• Chiesa di S. Antonio (extra moenia): fonti del 1638 e 1640.

• Chiesa di S. Vito: fonti del 1640 e 1752.

• Chiesa di S. Maria dello Spasimo o "dei Sette Dolori" (extra moenia): fonti del 1638 e del 1752.

• Cappella di San Sebastiano, costruita con il materiale di risulta successivo al crollo della Cappella di san Giovanni Battista: fonti del 1627 e del 1640.

 
Del 1752 il documento relativo alla visita pastorale dell'Arcivescovo Giovanni Angelo Ciocchi del Monte da cui si evince un elenco delle chiese esistenti a Guagnano:
Cappella SS. Crocefisso; Cappella di S. Vito; Cappella di S. Maria dei Sette Dolori; Cappella di S. Maria della Vittoria; Cappella di S. Giorgio; Cappella Beata Vergine delle Grazie; Cappella Beata Vergine dell'Assunta; Cappella di Santa Maria dei Macinili; Cappella della Villa dei Baldassarri.
Oggi in buone condizioni di conservazione si ha la Cappella di San Gaetano, adiacente alla masseria omonima. Sita sulla via che conduce a Cellino San Marco, è inserita in un complesso edificato nel ‘500 dai Teatini (San Gaetano è il fondatore dei Teatini).
 
Antico Castello
 
09 Antico Castello
Palazzo del XIII secolo ubicato nella Piazza principale di Guagnano, di fronte alla Chiesa Maria SS. del Rosario. I documenti del XIII secolo riferiscono di una struttura difensiva di epoca forse bizantina nell'anno in cui il casale fu infeudato da Guidone Sambiasi, il 1274.
Di certo attorno a tale struttura si raccolsero le poche abitazioni che all'epoca costituivano il casale. 
Il palazzo è stato oggetto di numerosi interventi durante il corso dei secoli ed ha riportato seri danni a seguito del terremoto del 1743.  Attualmente l'edificio, che più che a un castello assomiglia ad un palazzo baronale, è suddiviso in diverse abitazioni che affacciano sulla piazza centrale e sulla laterale via Castello. 
Poco o nulla si conserva nella facciata dell'aspetto feudale, dato che le merlature che ornano la torre sono state realizzate in epoca recente.  L'impronta dell'originaria configurazione può essere letta al piano terra, ove vi sono ambienti che non hanno subito particolari rimaneggiamenti architettonici. Uno degli ambienti, infatti, ha conservato la volte a botte ed i finestroni a scivolo, con una cinta muraria dello spessore di circa tre metri. 10 Antico Castello ridotto
La ristrutturazione degli altri ambienti, ripristinati con volte a stella, è stata effettuata a seguito del terremoto del 1743. Il piano nobile presenta volta interamente affrescata a cura di M. Leuci, con decori liberti e reca la raffigurazione di quattro personaggi storici: Giuseppe Garibaldi, Giosuè Carducci, Giovanni Bovio ed Enrico Ferri.        
I quattro ritratti sono disposti geometricamente a corollario rispetto all'allegoria della Libertà: una figura di donna in volo accompagnata da una giovane farfalla su un mare in tempesta. Di pregevole fattezza il pavimento originale del XIX secolo.
 
Abitazione Ceino
 
Tale fabbricato al centro della piazzetta Ceino sicuramente è fra i più antichi di Guagnano. Sicuramente era la Canonica del vecchio Santuario, successivamente inglobato dalla successiva Chiesa Matrice, ed è stato realizzato nel XV secolo. Anche il portone in legno risale all'epoca della prima costruzione, mentre i successivi ampliamenti risalgono ai primi dell'800. 
L'abitazione era di proprietà del Notaio Francesco Ceino, Sindaco di Guagnano dal 1876 al 1878.
 
 
Palazzo Candido
 
11 Palazzo Candido
Palazzo nobiliare del XX secolo, sito lungo la via Statale per Taranto.  Il palazzo prende il nome dalla famiglia che ne ha promosso la costruzione. 
La facciata, che domina tre vie, presenta ampi prospetti con lunghe balconate rette da mensole. I decori della facciata prediligono lo stile liberty. 
Interessante il lato che affaccia su Vico Candido, dove è presente un collegamento a mo' di ponte per congiungere il palazzo alle dimore attigue, un tempo occupate dai domestici. 
Lo stemma nobiliare collocato sul ponticello risulta eroso dagli agenti esogeni, pertanto di difficile lettura. 
Un elemento notevole è la scalinata interna che porta al primo piano, particolarmente interessante dal punto di vista architettonico e decorativo. Il tutto preceduto da un elegante patio di gusto classicheggiante retto da imponenti colonne doriche.
Gli ambienti del piano superiore presentano interessanti soffitti realizzati con la tecnica della "tempera su carta" nei quali spicca "una perentoria presenza della figura  femminile", probabile allegoria della Primavera, in cornici floreali ed ovali di paesaggi.
La famiglia nobiliare Candido sicuramente aveva origini napoletane, come gran parte dei latifondisti proprietari terrieri di gran parte del Salento.
 
 
Palazzo Marchese Mucci
 
12 Palazzo Marchese Mucci ridotto
Palazzo nobiliare su due livelli, dalle imponenti dimensioni, che risale al XVII secolo e si affaccia su più vie del centro di Guagnano, in prossimità della Piazza Maria SS. del Rosario. 
La facciata principale presenta un maestoso portone sormontato da un balcone su cui era collocato lo stemma nobiliare della famiglia Mucci. I balconcini delle facciate laterali sono meno sporgenti rispetto a quello della facciata principale. 
All'ingresso dell'edificio si trova un elegante patio in stile classico, retto da colonne in stile dorico che conducono verso una scalinata monumentale a due rampe, in stile barocco, ai cui lati si aprono alcune nicchie che in passato devono aver ospitato elementi decorativi. 
Dal patio, a destra della scalinata, si accede al locale delle cucine, attraverso una piccola entrata a portico che conduce all'antica cisterna.
Il piano superiore presenta i soffitti decorati con la tecnica della tempera su carta. 
Elemento dominante dell'intera decorazione è la figura femminile, quasi allegoria della Primavera, accompagnata da rappresentazioni fitomorfe e zoomorfe dal gusto quasi orientaleggiante (fatto non inconsueto per gli inizi del Novecento).
Al primo piano, alle spalle della scala monumentale, si trova l'accesso ad un terrazzo arricchito da un porticato con elementi decorativi di stile cinquecentesco. 
 
 
Ambiente Rurale
 
13 Ambiente Rurale ridotto
Il Salento, estremo lembo della regione Puglia, presenta una realtà geografica omogenea, che lo distingue dalle altre quattro subregioni (Gargano, Sub Appennino Dauno, Tavoliere di Foggia e Murge) e ne esalta i caratteri distintivi.
Corrispondente alla storica circoscrizione di Terra d'Otranto, il Salento si estende a Sud della congiungente Taranto-Brindisi, fino a Santa Maria di Leuca, e comprende l'intero territorio della provincia di Lecce e gran parte di quello delle province di Taranto e Brindisi.
Il Salento fu terra di conquista e di passaggio di numerose popolazioni (tra gli altri, Normanni, Svevi, Aragonesi), che impressero sul territorio tracce indelebili della loro presenza, contribuendo a creare una koinè culturale unica ed irripetibile, tutt'oggi evidente nei caratteri delle genti salentine.14 Ambiente Rurale ridotto
La regione rappresenta, infatti, un unicum non solo dal punto di vista fisico, ma anche sotto il profilo culturale ed economico.
Il Salento si distingue per i radiosi paesaggi rurali punteggiati da monumenti di pietra a secco, per gli animati centri storici e per la multiforme economia locale, che ha visto l'artigianato evolversi in una miriade di piccole e medie imprese manifatturiere ed il turismo, ancora prevalentemente balneare, sempre più allargato a nuove offerte di carattere culturale, congressuale, rurale. L'agricoltura, ammodernata e rinnovata, è ancora protagonista.
 
Masseria San Gaetano
 
15 Masseria San Gaetano
La masseria San Gaetano, cui è annessa una cappella, è ubicata nell'omonima contrada lungo la via che collega Guagnano a Cellino San Marco, a 1 km dall'abitato.
Si tratta di una tra le masserie più antiche del feudo di Guagnano (XIV secolo), le cui componenti architettoniche risultano particolarmente originali, pur nella loro semplicità. 
La denominazione del complesso ricorda il fondatore dei Teatini, S. Gaetano Thiene; infatti il complesso è stato un antico monastero dei Teatini edificato nel ‘500; successivamente stazione di posta, poi passata alla proprietà della famiglia Stefanizzo.
Immersa tra alberi secolari e circondata da mura a secco imponenti, era dotata di frantoio, mulino, magazzini per depositi, palmento e stalle. La struttura aveva in origine funzioni difensive, come attestato dalla presenza di caditoie sulla torre annessa. La facciata risulta semplice ed essenziale, anche per l'accesso alla chiesetta, ambiente lineare e regolare posto sul lato sinistro dell'edificio.
 
Altre Masserie
 
Il termine masseria indica una fattoria molto diffusa qui in Puglia. 
Nascono come strutture legate al latifondo, erano quindi delle grandi aziende agricole abitate, spesso, anche dai proprietari terrieri, ma la grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. 
La nascita delle masserie risale agli anni tra il Cinquecento e il Settecento, quando la Spagna, per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie, i quali arrivavano a fondare perfino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria. 
Molte oggi sono in abbandono, ma sempre più frequentemente cominciano ad essere restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche. Qui a Guagnano si ricordano importanti masserie come :

• Masseria Boci, 

• Masseria Marini, 

• Masseria Monte Calarese, 

• Camarda

01 Territorio 2Territorio e posizione
 
Il Comune di Guagnano si trova nella penisola salentina, esattamente nella parte a Nord della Provincia di Lecce, al confine con la Provincia di Brindisi, vicino anche alla Provincia di Taranto. Nel cuore, pra-ticamente, di quella che un tempo era nota come Terra d'Otranto e che oggi è assurta agli albori delle migliori cronache turistiche con il toponimo "Salento". Guagnano sorge lungo l'antica via consolare che congiunge Lecce a Taranto nella zona definita da De Giorgi1 "Istmo Salentino". Il territorio comunale si estende per circa 38 km2 ad un'altitudine media sul livello del mare pari a 44 m. Il suolo è per la maggior parte argilloso e marmoso, addossato a sabbioni tufacei. Al nucleo urbano di Guagnano è annessa la frazione di Villa Baldassarri; l'abitato principale è posi-zionato al centro - in senso orario a partire da nord – di un'ampia area, attorno alla quale gravitano i territori comunali di San Donaci, Cellino San Marco, Campi Salentina, Salice Salentino e San Pancrazio Salentino. L'economia, prevalentemente agricola, si lustra della produzione di vini di ottima qualità, frutto della perizia di apprezzati imprenditori, capaci di conquistare importanti fette dei mercati internazionali e divenuti volano per le neonate imprese del settore. Guagnano è collocato al centro della produzione DOC del Salice Salentino e presenta nove importanti Cantine. Il Vitigno, quasi esclusivamente coltivato è il Negroamaro, così come nei paesi immediatamente limitrofi. Per tale motivo Guagnano è il centro delle TERRE DEL NEGROAMARO, così che ogni anno, subito dopo ferragosto, ha luogo la manifestazione "PREMIO TERRE DEL NEGROAMARO", uno degli appunta-menti più importanti dell'estate salentina. Altrettanto importante, e di qualità, è la produzione olearia, seb-bene in calo rispetto al passato.
 
1 Cosimo Arcangelo De Giorgi: Lizzanello 1842/Lecce 1922 Medico—scienziato e scrittore salentino.
 
Il Toponimo
 
L'ipotesi di una genesi latina di tradizione classica del toponimo "Vanianum" sembra essere più pertinente ad un fondo rustico che ad un abitato, nonostante le numerose attestazioni romane nella zona. Tasselli1 sostenne nel Seicento la possibilità che il toponimo derivasse dall'appartenenza delle terre a soldati o centurioni Romani; ciò parrebbe trovare riscontro anche nell'ipotesi proposta da D. Novembre2 nel 1971, secondo il quale molti toponimi prediali di origine gentilizia, specie nell'istmo salentino, sarebbero da attribuire alla diffusione del popolamento romano rurale in forma sparsa (sulla stessa lunghezza d'onda di Rohlfs3, il quale aggiungeva che il suffisso–anum romano potrebbe trovare rispondenza anche in lingua greca – tesi quest'ultima da escludere per Guagnano). Esiste anche un'ipotesi di etimologia francese, collegata alla caratteristica redditività dei terreni che ricondurrebbe a gagner (=guadagnare) oppure a gagnage (=pascolo), nel senso di suolo guadagnato. Tale ipotesi riporta alla possibilità che si possa ascrivere ai conquistatori d'oltralpe la nascita di Guagnano (Chirizzi G.4, 2004). Si può affermare che il toponimo di sicuro risalga alle origini di Guagnano, sorto in periodo normanno-angioino e con contaminazioni da parte di popolazioni francofone peraltro edotte di lingua latina.
 
1 Luigi Tasselli: Casarano 1622/1694. Cappuccino con il nome di Padre Luigi—Teologo e scrittore.
2 Domenico Novembre: Geografo copertinese.
3 Gerhard Rohlfs: Berlino 1892/Tubinga 1986. Filologo, linguista e glottologo tedesco.
4 Gino Giovanni Chirizzi: Capodistria 1944. Professore ordinario—scrittore storia locale.
 
La Leggenda
 
La tradizione narra un prodigioso racconto risalente ad un fatto avvenuto nell'anno 1450, secondo cui un toro, allontanatosi dalla mandria, fu inaspettatamente ritrovato nel bosco, inginocchiato in posizione di preghiera, con un rosario mariano stretto tra i denti e con il corno destro che indicava un punto nella macchia ove fu rinvenuta l'effige della Madonna del Rosario, affrescata sulla parete di una chiesetta diroccata e sconosciuta agli abitanti del posto.
La leggenda è riportata da Rosario Jurlaro1 in «Guagnano: Chiesa e Società» (1980), che dovette averla appresa dal più antico testo di Serafino Montorio2 «Lo Zodiaco di Maria» edito nel 1715 in Napoli, da Paolo Severini (di cui, probabilmente, vi era copia presso la Biblioteca Annibale De Leo in Brindisi della quale Jurlaro era direttore). 
Il racconto, come ogni leggenda, presenta tuttavia alcune incongruenze; in primis, nel 1450 Guagnano aveva già tre secoli di storia (stando alle fonti ufficiali). Inoltre, l'edificazione della chiesa dedicata alla Madonna del Rosario (corrispondente all'attuale chiesa Matrice) sarebbe avvenuta successivamente alla fondazione del casale, ma ciò pare improbabile.
Numerosissimi i casi di leggende di fondazione ad opera mariana e divina di città e villaggi, specie nell'area salentina in cui forte era la devozione mariana, mista a reminiscenze di paganesimo che sovrapponendosi al culto ufficiale hanno spesso dato vita a racconti e tradizioni che rasentano il prodigioso.
Ad esempio, si narra che la fontana della chiesa di San Domenico in Nardò (Lecce) sia stata scavata da un toro – elemento ricorrente - e che attorno ad essa abbiano avuto luogo i primi insediamenti abitativi.
 
1 Rosario Jurlaro: archeologo salentino.
2 Serafino Montorio: frate domenicano, nato a Napoli nel 1647, morto nel 1729.
 
 

VILLA BALDASSARRI

 

Villa Baldassarri è una frazione del comune di Guagnano che conta 1025 abitanti (2001). Sorge a 2.5 km dal capoluogo comunale, in direzione nord-est, e a 24 km da Lecce.
Il nome è collegato alla famiglia feudataria leccese dei Baldassarro, che furono proprietari del casale.
Un tranquillo paesino agricolo elegante e vivibile, collegato a Guagnano ed a Campi Salentina con una meravigliosa Pista Ciclabile.
Sempre nella tradizione contadina e salentina nei primi giorni di Settembre, dopo la Festa Patronale in onore della Madonna del Monte Carmelo, si realizza una Sagra di grande successo: la Sagra del Maiale. Il Borgo Antico di Villa Baldassarri si anima per le tradizionali serate della Sagra del Maiale (una delle più antiche del salento). L'evento enogastronomico di fine estate conosciuto in tutto il Salento è organizzato dalla Pro Loco di Villa Baldassarri con la collaborazione del Comitato Feste Pastorali, con il contributo e il Patrocinio del Comune di Guagnano ed il riconoscimento della Provincia di Lecce e della Regione Puglia. L'evento porta allegria per le strade del paese, con i suoi stand gastronomici ricchi di menù della tradizione culinaria locale, rigorosamente a base di carne e, soprattutto, di maiale. Momento di divertimento e di degustazione, un saluto all'estate appena trascorsa.
Un intero paese è pronto ad accogliere i turisti e curiosi alla ricerca un momento di leggerezza ed evasione tra gastronomia, musica e buon vino.

A fine Ottocento, Cosimo De Giorgi, così descrisse Guagnano: «A sei chilometri da Campi Salentino si incontra e si traversa Guagnano, che resta a mano dritta della strada provinciale. Questo paesino ha delle vie regolari e dritte; la più larga delle quali mette sulla piazza comunale, dove pure è la Chiesa parrocchiale moderna. È piuttosto pulito, ed ha delle case bianche e imbiancate all'esterno dalle quali porgon fuori certe lunghe grondaie coniche di terra cotta verniciata, che sembrano dei falconieri puntati sulla via contro il povero viaggiatore, eppure è abitato da gente agricola di ottima pasta, sobria e laboriosa. Le non lontane paludi e l'indole nomade dei contadini guagnanesi, che vanno a lavorare nelle pianure paludose dell'Arneo, ci spiegano la brutta cera che talvolta si vede sulla loro faccia, e la non piccola quantità di chinina che annualmente esce dal tempio di Galeno. Guagnano però non trovasi nella zona della malaria e delle paludi; e ciò lo deve soprattutto all'estesa coltivazione di ulivi e di frutteti che torno lo circonda».

 

Cenni Storici sull'Abitato di Guagnano

 

Le origini di Guagnano possono essere ricondotte al periodo messapico. Poco distante da Masseria San Gaetano – tra Guagnano e Cellino San Marco – venne alla luce la presenza di un villaggio abitato da Messapi e Japigi, attestata anche da effigi funerarie. Gli ornamenti messapici e le suppellettili di vario genere attestano un'intensa attività agricola dedita alla coltivazione di ulivi, vite, frutti, legumi e frumento. La nascita vera e propria di Guagnano risale al secolo XIII, agli albori dell'età dei Comuni. Se ne trova testimonianza attraverso i registri della Cancelleria Angioina del 1278. Guagnano sarebbe sorto in seguito ai trasferimenti effettuati dalle rovine dei villaggi di Monticello e di Pucciano, di Acquarolo e Materano del Feudo di Salice Salentino. Infatti in origine il Feudo di Guagnano era compreso nel distretto della Grande Foresta di Oria. Rosario Jurlaro sostenne che il limite della foresta fosse, anticamente, sul sagrato dell'attuale Chiesa matrice, alle spalle della precedente chiesetta. Guagnano faceva parte della diocesi di Oria, perciò subì influssi culturali di matrice greca, dato che nelle parrocchie delle diocesi era diffuso il rito greco di liturgia bizantina. Nel Dizionario Corografico a cura di Amati si legge che lo spazio di Guagnano era occupato da vigneti, ulivi e alberi da frutto e non mancavano i pascoli. Arditi1 riferì di un massiccio disboscamento dell'area – inizialmente ricoperta da un fitto bosco, noto come Bosco di Monticello – probabilmente a causa della soppressione delle corporazioni religiose attuata dal primo governo post-unitario e del conseguente incameramento dei beni immobiliari, che furono re-distribuiti tra i coloni poveri. Dal punto di vista dell'andamento demografico, Guagnano presenta nel 1447 soli 37 fuochi, si contano 308 fuochi nel 1773 (stando ai dati riportati nel secondo Catasto Onciario). Data importante per il paese è quella del 20 maggio 1798, quando fu consacrata l'attuale Chiesa Matrice; i lavori ebbero inizio nel 1750 e durarono più di 40 anni. Oltre alla Chiesa Matrice, Guagnano ebbe anche le Carceri Civili, proprio in piazza, nelle vicinanze della Chiesa Matrice. Risale al 1840 l'istituzione del cimitero, con inaugurazione avvenuta in data 14 febbraio e prima sepoltura a sette giorni di distanza. Il piccolo fabbricato in origine era sicuramente una piccola chiesetta rupestre. Il Cimitero è sorto successivamente intorno alla chiesetta rupestre verso il 1800, così come testimoniano le prime ed importanti cappelle gentilizie ritrovate proprio in prossimità dell'ingresso principale.

01 Chiesa rupestre Cimitero ridotta

La Chiesetta è stata in seguito decorata così come oggi appare. I restauri sono avvenuti nell'estate del 2010 a cura della dott.ssa Sabrina Leo. Nel corso dei lavori di restauro sono state rinvenute le Sacre Reliquie di San Vincenzo e San Gaudenzio Martiri, al centro dell'altare e protette da un quadrotto di marmo. L'antico dipinto in rame raffigurante il "transito di San Giuseppe" è stato restaurato dal Laboratorio del Museo Castromediano di Lecce, sicuramente è dei primi anni dell'800, ed è stato dipinto da un artista locale che si è ispirato ad una famosa opera di Corrado Giaquinta. Dal punto di vista socio-economico l'unica fonte di ricchezza per le famiglie era costituita dall'economia agricola, con l'importante coltivazione di ulivi e vigne. In passato, tuttavia, nel feudo di Guagnano si coltivava anche il tabacco, fonte di reddito per gli agricoltori, ma anche per numerose donne impegnate nella lavorazione come tabacchine presso le due fabbriche attive nel paese. Dopo le due Guerre Mondiali, fu a partire dal 1950 che l'economia mostrò le prime avvisaglie di ripresa, specie con il rilancio della viticoltura: si consideri che circa la metà delle terre in agro di Guagnano erano coltivate a vigneti e ciò consentiva di trovare occupazione a due terzi dei braccianti agricoli locali. L'anno si apriva con il rito della "potatura" e, attraversando le diverse fasi della tradizione contadina, poi culminava nella vendemmia, operazione di raccolta delle uve che si protraeva coprendo un arco temporale lungo anche due mesi. Imprenditori provenienti dal Nord Italia investirono nell'acquisto delle uve oppure nella costruzione di stabilimenti vitivinicoli. Così il negro amaro, che alla fine del secolo scorso era servito per "tagliare" le uve francesi, divenne uva da taglio dei nobili vini del nord. Purtroppo non riuscendo a coprire attraverso l'agricoltura tutte le esigenze lavorative, si assistette negli anni successivi alla guerra al fenomeno dell'emigrazione. La storia di Guagnano, pertanto, è storia di civiltà agraria: quasi tutti gli agrari di Guagnano hanno posseduto uno stabilimento di proprietà per la pigiatura delle uve ed un frantoio per la molitura delle olive. Numerosi di questi stabilimenti, così come i palmenti, sono stati ora adibiti ad altri usi o demoliti: rimangono attualmente solo alcune testimonianze architettoniche che non rendono piena giustizia al glorioso passato vitivinicolo del paese. A tal proposito, va ricordata l'esperienza della Cooperativa Vitivinicola La Guagnanese, cui seguì la nascita della prima cantina sociale vinicola di Guagnano: Enotria (25 giugno 1960), attualmente operativa a pieno regime. Ulteriori testimonianze della locale eccellenza vitivinicola, perimetrabile nell'area del Salice Salentino DOC, sono rese dalle aziende Giacomo Candido, Augusto Cantele, Moròs, Feudi di Guagnano, Lucio Leuci, Cosimo Taurino, Cantine della Corte e Tenuta Marano. L'interesse è comune ed è rivolto verso le produzioni di qualità, quelle in grado di affrontare la domanda di un mercato globale sempre più esigente ed in continua evoluzione. Da qui il passo a vetrina delle eccellenze oltre che a territorio eccellente è davvero breve: lo testimonia la passione con cui anno dopo anno aumenta l'attenzione nei confronti della valorizzazione delle risorse locali, produttive e culturali. Esempio di una accorta politica di marketing territoriale a sostegno delle aziende del settore è il "Premio Terre del Negroamaro", che con le le numerose rassegne a tema, le collaborazioni inter-istituzionali attivate negli anni, i progetti di cooperazione e sviluppo, fanno di Guagnano un punto nevralgico della tradizione vitivinicola salentina e pugliese.
 
1 Giacomo Arditi: (Presicce, 21 marzo 1815 – luglio 1891) è stato uno storico, economista e scrittore.
 
Brevi Cenni Storici  di Villa Baldassarri
 
Le origini di Villa Baldassarri richiamano quelle analoghe a numerosi casali rurali sorti dopo la scomparsa dei monaci Basiliani nel XII secolo e la nascita di piccoli agglomerati urbani caratterizzati dalla presenza di una chiesa e una piazza da cui si istituiva un ente giuridico indipendente, caratterizzato dalla presenza di un certo numero di famiglie (dette fuochi). 
La storia della genesi di Villa Baldassarri si arricchisce di elementi originali poiché ai monaci basiliani subentrarono i nobili feudatari della famiglia Baldassarro, discendenti di quel Marcantonio proprietario di un immenso latifondo che si estendeva tra San Donaci, Squinzano, Campi Salentina e Guagnano. 
In ciascuna quota di eredità, i Baldassarro fecero edificare una masseria: Li Marini, Monte Calabrese, Pucciano, Li Carritelli, l'Antoglietta, la Madonna dell'Arco, lo Sciglio, li Tinelli, la Cornula, li Bari, San Gaetano e Villa dei Baldassarri. 
Numerosi i documenti conservati presso l'archivio storico di Lecce che attestano la presenza dei signori Baldassarro di Lecce nel feudo precedentemente appartenuto ai basiliani; la presenza dei feudatari fu particolarmente importante per il territorio, poiché agevolò i contadini a rimanere nel latifondo del casato. 
È del 1650 la notizia dell'edificazione della cappella di Santa Maria del Carmelo al centro del villaggio dei Baldassarro. 
Le prime scritture pubbliche in cui è presente la borgata di Villa Baldassarri sono quelle riportate nei Catasti Onciari istituiti dai Borboni a metà del XVIII secolo; nel 1748, infatti, risulta che nel Catasto di Guagnano siano registrati sia gli abitanti che le loro case nella «Villa delli Baldassarri».
Nel 1795 Villa Baldassarri viene annoverata per la prima volta ente giuridico riconosciuto nel Catasto Onciario di Campi Salentina, ove figurano numerosi contribuenti di fuochi di Villa Baldassarri. Infatti nella statistica del Regno di Napoli del 1795 si riconosce l'esistenza di questo nuovo centro abitato, feudo di Sant'Andrea dell'Isola in Brindisi, precisando che "fa di popolazione 250" unità. 
Successivamente, per le difficili condizioni ambientali, il piccolo centro venne quasi completamente abbandonato, per poi ripopolarsi ai primi del XX secolo grazie a progressive opere di bonifica. 
 
Frazione di Guagnano dal 1811, oggi conta quasi mille abitanti. 
 
PERSONAGGI ILLUSTRI
 
Mamma Coi (Cosima Raganato)
 
08 Mamma Coi
 
Mamma Coi, al secolo Cosima Raganato, nacque a Guagnano nel 1881 in una famiglia modesta che la educò nel profondo rispetto dei più alti e imprescindibili valori cristiani. Bella nell'animo e gentile nell'aspetto, convolò, ancora fanciulla, a giuste nozze con un giovane lavoratore che, invaghitosi di lei, la chiese in sposa.
Passò buona parte della propria vita a dedicarsi anima e cuore ai suoi 9 figli, che allevò ed educò da madre santa ed operosa fino a quando non furono capaci di percorrere autonomamente il cammino della vita. Fu allora che Mamma Coi decise di aprire il suo cuore ad un amore più grande, un amore rivolto a tutte le creature  sole e bisognose, a tutte le persone che imploravano l'aiuto dell'Altissimo, in una missione divina e trascendente che la impegnò per tutta la sua esistenza. 
Proprio a Guagnano, l'Orfanotrofio Femminile di Sant'Antonio testimonia la strenua dedizione all'incarico misericordioso che le era stato concesso e il suo immenso animo caritatevole. Mamma Coi si affidò alla generosità dei suoi concittadini, alle cui porte bussò una per una chiedendo oboli, in nome di Dio, per la realizzazione di quest'istituzione che decise di intitolare a Sant'Antonio. Instancabile e caparbia, camminò a piedi di paese in paese a questuare in ogni dove, per dare amore e sostegno a tutte le creature abbandonate e assicurare ora, mediante la realizzazione dell'orfanotrofio, un avvenire cristiano e decoroso. 
Pregava, Mamma Coi, in maniera semplice ed essenziale, perché la semplicità arriva chiara e diretta alle orecchie di Dio, una preghiera sincera e genuina, così come il suo cuore la generava. Le tentazioni non mancarono, ma la sua fede non barcollò mai, anzi, fu così forte e indiscutibile da riuscire a penetrare le coscienze di tutti coloro che con lei avevano a che fare.La sua vita fu costellata da avvenimenti portentosi e mistici talvolta testimoniati da alcune delle persone che li hanno vissuti o che, in qualche modo, ne hanno percepito gli effetti: piccoli accorgimenti divini che il Signore, mediante lei, operava nelle vite dei suoi fedeli. 
Rose secche ed avvizzite risorsero a nuova vita nelle mani di Mamma Coi, oggetti assenti ricomparsero prodigiosamente, frequentissimi casi di ubiquità, malattie e ferite guarirono come per miracolo. Questi sono soltanto miseri accenni di una lunghissima serie di eventi che occuparono tutta la sua vita e che, lungi dall'essere frutto di qualsivoglia magia, scaturirono unicamente dalla preghiera e dall'obbedienza alla Volontà  di Dio.
Mamma Coi morì il 23 febbraio del 1956 proprio nella casa del Signore, mentre, già ammalata da tempo, fu colta da malessere durante le sue preghiere e cadde al suolo. Inutili furono i prontissimi aiuti di tutti i fedeli che erano lì con lei. Il suo cuore smise dolcemente di battere e lasciò la vita terrena con l'immensa gioia di chi è pronto a lasciarsi abbagliare dall'eterna luce di Dio.
Il suo corpo fu tenuto per ben tre giorni nella camera mortuaria del cimitero di Guagnano e gente da ogni parte del Salento affollò la stanza per dare l'estremo saluto all'amatissima Mamma Coi. Durante questi tre giorni la bara fu lasciata aperta, proprio come lei aveva disposto in diverse occasioni prima della sua morte, e la sua fronte continuava ad essere sorprendentemente imperlata di sudore. Le innumerevoli persone che si recarono a dar l'addio alla Mamma Coi usarono raccogliere con un fazzoletto il sudore per conservarlo come santa reliquia e come testimonianza di una donna che, nella sua immensa fede cristiana, ha saputo donare sollievo e pace a tantissime creature.
 
tratto dal sito dell'Associazione Mamma Coi
 
 
Carmen Longo
 
04 Carmen Longo
Nata nel 1947 a Bologna da genitori guagnanesi, Carmen Longo è un prezioso esempio di come si possa ben conciliare lo studio con l'esercizio, anche ad alto livello, di una disciplina sportiva. Carmen nuotava e si rivelò a tredici anni come una delle più dotate raniste d'Italia. 
Ottenne l'affermazione definitiva nell'agosto del 1965 ai campionati assoluti di Milano dove vinse i 200 rana. Si batté poi onorevolmente con alcune delle più forti specialiste d'Europa al trofeo "Sei Nazioni" di Roma; più tardi a Catania superò il primato di Luciana Marcellini, che resisteva dal 1961, ottenendo il tempo di 2' 54"7.
Come premio per le sue prestazioni, la Federazione la inviò nel mese di dicembre a gareggiare in Brasile.  Purtroppo la vita di Carmen si interruppe  bruscamente la sera del 28 gennaio 1966 nel cielo di Brema in seguito ad un incidente aereo nel quale morì tragicamente assieme ai compagni di una gara internazionale. Portava nel cuore  l'entusiasmo e la gioia di difendere ancora una volta i colori dell'Italia.
 
Questi i suoi successi più significativi:
 

• Titolo assoluto dei 200 rana nel 1965

• Primato nei 100 rana con 1'20"6

• Primato nei 200 rana con 2'54"7

• Primato nei 400 misti con 6'08"4

 

A Bologna le è stata dedicata una importante piscina, mentre a Guagnano è stata intitolata a lei la struttura che accoglie il Campo di Calcio.
 
 
05 Raffaele Michele Goffredo
Raffaele Michele Goffredo
 
Goffredo Raffaele Michele è nato il 29.08.1884 ed è morto il 10.03.1969 sempre a Guagnano. 
E' stato un uomo riservato e di grandi virtù morali. Direttore d'orchestra e compositore di molti brani musicali di gran valore, fra cui il più noto è l'inno alla Madonna del Rosario, meglio noto come la Salve Regina. 
Il brano fu donato dall'autore all'Amministrazione Comunale con l'impegno assunto da quest'ultima che sarebbe stato interpretato ogni anno il 7 di ottobre come Supplica alla Vergine. Insegnò musica gratuitamente a moltissimi ragazzi di Guagnano.
 
 
 
 
Livio Tempesta
 
06 Livio Tempesta
Figlio dell'Avvocato Pasquale Tempesta di Guagnano, Ispettore Generale Capo di Pubblica Sicurezza in Vaticano, nacque il 20 novembre 1941 a Roma. 
Dopo gli anni terribili della guerra, arrivarono gli anni di ristrettezze, e lui a quattro anni era un bambino magrolino e con due occhi grandi pensierosi, con aria perennemente assorta, tranquilla, come se seguisse sempre il filo di un segreto pensiero. La sua attenzione si rivolgeva istintivamente alle immagini sacre. Davanti a un crocefisso era capace di restare per ore in silenzio. 
Il 23 dicembre del 1950, Livio si ammalò gravemente di peritonite settica diffusa che come una falce spezzò quell'esile bocciolo non ancora fiorito. 
Fino all'ultimo cercò di infondere coraggio e di tranquillizzare i familiari, ma il giorno dell'Epifania del 1951 il piccolo angelo di bontà era ormai un corpicino agonizzante. 
Le sue spoglie vennero tumulate nella cappella gentilizia della famiglia nel cimitero di Guagnano, divenuta nel corso degli anni meta di pellegrinaggio di tantissimi bambini e scolaresche di tutta Italia.
Il padre decise di mantenere accesa la fiamma del suo ricordo, fondando nell'Istituto Colonna un premio annuo intitolato a Livio.
Nacque poi il Centro Apostolato Bontà nella Scuola (Ente Morale D.P.R. 10.02.1964, n° 616) che ogni anno organizza la consegna del premio "Livio Tempesta" con l'intento di diffondere ed esaltare nella scuola la cultura dei valori etici e sociali. 
 
Giovannantonio Tarentini
 
07 Giovannantonio Tarentini
Nacque il 30 gennaio 1814 a  San Cesario da F. Tarentini di Guagnano e da Maria A. Conte di San Cesario. Trascorse la sua infanzia nel paese della madre ma, in seguito ai moti del 1820-21, si trasferirono in Guagnano. 
Dal padre, iscritto a una società carbonara, apprese una educazione ispirata a libertà e patriottismo. Partì per Napoli, intorno al 1838, dove strinse amicizia con molti cospiratori del Salernitano.
Prese parte ai moti rivoluzionari del 1848 e contro di lui fu spiccato un mandato di arresto. La notte del 10 maggio partì per Oliveto, nascondendosi in casa di persone amiche.
Latitante, fu scoperto ed arrestato la sera del 20 giugno 1850, e tradotto nel carcere di S. Antonio. Il 14 maggio 1852 ottenne di essere prosciolto dall'accusa, ma con l'imperativo di ritornare a Guagnano.
Il 28 giugno 1857, nella Chiesa dei Padri Celestini in Mesagne, celebrò il matrimonio con Donna Fiorentina de Maria.
Affiliato alla Giovane Italia, si occupò di raccogliere l'obolo per l'acquisto dei centomila fucili per la spedizione di Garibaldi. Dopo la proclamazione del Regno di Italia fece parte della Guardia Nazionale per reprimere il brigantaggio.
Fu più volte Sindaco di Guagnano: ammirato sempre per la rigida ed avveduta amministrazione, e per i sensi di alto patriottismo, che lo guidarono in ogni suo atto. Chiuse serenamente la sua vita in Guagnano il 20 maggio 1902.
 
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