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Tempo e Paesaggio nel Salento
 
Il paesaggio è manifestazione tangibile della forma assunta dal territorio nel tempo, nella misura in cui lo stesso territorio, rappresentato da elementi sensibili, è espressione di una profonda dimensione percettivo-emozionale, permeata da componenti soggettivistiche, simboliche e concettuali. Il paesaggio non è solo importante dal punto di vista estetico, ma deve anche contenere un valore aggiunto di tipo emozionale, in grado di ampliare ed amplificare il riscontro sensoriale. 
Imponenti ulivi secolari che affondano le radici nella terra pietrificata, immense distese verdeggianti di vitigni autoctoni, terrazze assolate occupate da fichi, spalliere di spinosi e succulenti fichi d'India fucsia ed arancioni, campi di ortaggi tipici della dieta contadina, muretti a secco adornati da capperi e rovi che si rincorrono, antiche masserie le cui pareti calcaree si stagliano nell'azzurro del cielo, torri guardiane sul mare, chiese barocche, edicole devozionali, feste patronali, ritmi incalzanti di pizzica e preghiera, rendono tale concetto sensoriale una realtà tangibile.
E' questo il paesaggio del Salento, l'estremo lembo del tacco d'Italia, la penisola battuta dal vento e scaldata dal sole, dai cui mediterranei paesaggi sgorgano preziosi fiumi di vellutati oli e di corposi vini (Negroamaro, Susumaniello e Malvasia… un vero inno alla vita!), testimoni della ricchezza di un territorio apparentemente arido.
"Figlio" dell'antica Terra d'Otranto; un luogo amministrativamente compatto, eppure paesaggisticamente vario. Con il passare del tempo la regione ha assunto nuove sembianze, diversificando le sfumature delle sue essenze, tanto che è possibile distinguere tra Salento brindisino, leccese e tarantino. Il substrato è comune, non altrettanto per il sostrato, modellatosi grazie all'apporto delle genti ed alle specifiche condizioni ambientali.
Il Salento leccese comprende l'intera provincia di Lecce, che si estende per circa 2.760 kmq, con 97 comuni e 39 frazioni che sfiorano l'altitudine massima di 201 m s.l.m. 
L'area è geograficamente delimitata da Punta Palascìa (nei pressi di capo d'Otranto) e Punta Rìstola (presso il Capo di Santa Maria di Leuca): si tratta dell'estremo lembo del tacco d'Italia, una porzione di territorio bagnata dai mari Adriatico e Ionio, che si incontrano presso il Capo di Santa Maria di Leuca e si affacciano nella vastità del mare Mediterraneo.
La morfologia dell'area salentina leccese è quella tipica dell'altopiano carsico, contrassegnata dalla presenza di grotte costiere ed inghiottitoi; assente quasi del tutto il reticolo idrografico superficiale, al contrario di quello sotterraneo.
La geologia locale si caratterizza per la presenza di particolari forme neogeniche, come la pietra leccese ed i tufi (che sono calcareniti mioceniche).
Minuziosa e straordinaria è l'opera della Natura, artefice di una sconfinata varietà di biotipi vegetali ed animali.
Grazie alla sua posizione a cavallo tra Europa occidentale e Balcani ed al clima di tipo mediterraneo, l'area presenta una particolare ricchezza fitologica. 
I caratteri del carsismo, uniti alle peculiarità del fitoclima mediterraneo, ai colori ed alle tracce dell'opera umana, connotano il paesaggio del Salento leccese, rendendolo particolarmente insolito rispetto al resto della regione salentina. 
Basta concentrare l'attenzione sul micro-paesaggio, intendendo con tale espressione qualsiasi particolare al cui interno sia possibile riconoscere l'essenza dell'identità mediterranea.
Immediato, pertanto, il passaggio dall'arte della natura all'arte degli uomini, con il loro gusto architettonico ed un senso estetico particolarmente evidenti nelle varie forme di religiosità e folklore, dal cui connubio nasce una meravigliosa dimensione sacrale che trova modo di manifestarsi in maniera eccelsa in quel Mediterraneo che conserva - oggi come in passato - il suo primato di culla e crocevia di Popoli e Civiltà.
Profondo il background etno-culturale, che attraverso la vista stimola gli altri sensi, attivando all'unisono i canali sensoriali nell'osservatore e favorendo l'innescarsi di percorsi di riflessione in cui la diversità risale al suo archetipo identitario e stimola la percezione di profondi quanto interessanti paesaggi emozionali per cogliere i quali è necessario riuscire ad instaurare un dialogo efficace e responsabile tra le parti del macro-microcosmo in cui viviamo.
Questo lo sfondo su cui osservare ed interpretare il paesaggio salentino e guagnanese, realtà ricca di stimoli emozionali e di interessanti prospettive di scoperta, anche interiore. 
 
Terre del Negroamaro
 
La storia del vino avvinghia la storia delle umane genti come la vite sa avvinghiarsi al tronco o al filo di spalliere e pergolati. Risale alla notte del tempo in tutte le latitudini che la vigna può occupare. 
La pianta delle quattro stagioni ha lasciato traccia di sé in antichi scritti del celeste impero, dell'Egitto e della Siria. Dell'Ellade e della Magna Grecia e di quella che, per la sua ricchezza e fertilità fu detta Enotria. 
Tracce nei libri sacri, suggellatrice del primo atto del patto dell'Arca, generatrice di felicità e di conflitti che trova nell'opera di Cristo la sua santificazione nell'atto della comunione all'ultima cena.
E come l'umanità i vitigni, facili all'innesto, hanno viaggiato in lungo e in largo per le terre dell'Eurasia, e si son diffuse nei cinque continenti vestendo sempre più gli abiti dell'emigrante e sempre meno quelli del viaggiatore.
Così è stato per tutti e così è anche per le terre del Salento, terre ricche di storia enoica fin dalla comparsa dei bipedi implumi ma nelle quali i "vitigni autoctoni" sono figli dell'emigrazione di uomini e di piante, qui si sono acclimatati e hanno trovato sesto, sviluppandosi e riproducendosi, creando colture e culture.
Raramente la storia ha un principio preciso, ogni volta che si narra del passato per sostenere una idea o uno stato del presente si fa una cesura stabilendo arbitrariamente un "punto di inizio della storia" e questa arbitrarietà è fonte di infinite discussioni poiché spostando in avanti o indietro la genesi di un pensiero muta il pensiero medesimo e il suo significato.
Per la vite invece si può ricordare il principio di una nuova storia: 17 febbraio 1863. In quel secolo guerre spaventose hanno devastato l'Europa, nuove tecnologie si sono affacciate a modificare la vita e l'organizzazione sociale del Vecchio Continente. I sentimenti di civiltà espressi oltralpe alla fine del secolo precedente, per quanto sconfitti si sono radicati. Ma un piccolo afide, microscopico e letale, distrugge tutta la tradizione vinicola del regno della viticultura: la Francia. 
La fillossera della vite compie il misfatto devastando la quasi totalità dell'agricoltura francese che rimane priva di uve. In Italia la fillossera non è giunta e il 17 febbraio 1863 viene stilato un trattato commerciale tra Italia e Francia per la fornitura di uve e vino. Il Salento nelle mani del latifondo viene rapidamente riconvertito impiantando estensioni di vigneti a perdita d'occhio. Il tabacco, il grano, i frutteti e le ortive, finanche gli oliveti, lasciano spazio ad una monocoltura della vite con un sesto straordinario per le terre salentine che rimarrà per oltre un secolo il simbolo della campagna: l'alberello.
Il vino da palmento, per piacere personale e alimentazione da masseria lascia spazio ai vini da taglio che, in vagoni cisterna su lente tradotte, partono per la Francia e il Nord Italia. Dura poco, circa vent'anni. I Francesi impiantano nuovi portainnesti di vite americana resistente all'afide e già nel 1881 il trattato diventa più restrittivo. Crisi di produzione e ricerca di nuovi mercati, nuovi trattati con Austria e Germania e nuovi vagoni fino al 1892 quando la fillossera arriva anche qui distruggendo ogni cosa. Finché, nel 1930 non si ricomincia con nuovi portainnesti e nuove talee riprendendo Primitivo, Negroamaro e Malvasia nel tentativo di ricercare il passato migliore.
Un passato che non tornerà se non a sprazzi, e il vino emigrante sarà sostituito dagli emigranti del vino. Un tempo partivano i mosti poi cominciarono a partire i braccianti nonostante le politiche di sostegno. E quando il mercato sussultava la piaga della sofisticazione contribuiva a soffocarlo, fino alla cecità e alla morte di ignari consumatori.
Poi la presa di coscienza e la svolta, nessuno avrebbe più voluto vini da "tagliare" e allora Primitivo e Negroamaro e Malvasia, Sussumaniello e Ottavianello e Aleatico hanno ricordato le origini, alcune antichissime come il Primitivo e il Negroamaro e si son messi in proprio. 
Produttori coraggiosi hanno cominciato a lavorarli per ottenere prodotti qualitativamente proponibili e, in molti casi, abbiamo dei veri e propri must. Nelle classifiche mondiali e nelle guide specializzate i vini del Salento e le loro declinazioni hanno assunto fama internazionale, dai pionieri Leone De Castris e Cosimo Taurino ai "miti" dell'Enologia planetaria come Severino Garofano fino ad una molteplicità di aziende di varie dimensioni che sul mercato internazionale fanno la loro grande figura. 
Il solco è tracciato, nuove mani e nuove menti sui campi e in cantina possono ridare alla viticoltura pugliese antichi splendori, e stavolta non più "vini emigranti" ma vini "viaggiatori", che è molto meglio esportare la gioia che la fame.
 
Museo del Negroamaro
 
Il Museo del Negroamaro sorge in via Castello, nel cuore del centro storico di Guagnano, a pochi passi da piazza Madonna del Rosario. 
La sua finalità è insita nella valorizzazione e nel recupero della tradizione contadina della viticultura. E' un ex palmento oggi ristrutturato, ed accoglie numerosi attrezzi antichi, ivi comprese le vecchie attrezzature che erano destinate a compiere tutte le fasi di trattamento e lavorazione delle uve, testimoni autentici delle radici contadine del territorio guagnanese. 
Al suo interno sono presenti, altresì, numerosi pannelli esplicativi e materiali audiovisivi che ripercorrono l'attuale processo di lavorazione e produzione del negroamaro, dalla raccolta della materia prima fino all'imbottigliamento, consentendo un interessante raffronto tra il lavoro di un tempo e le tecniche odierne di realizzazione del pregiato vino locale. 
Per queste ragioni, il Museo costituisce una tappa immancabile delle visite guidate e degli educational tour che sempre più spesso hanno luogo nelle terre del negroamaro, alla scoperta del territorio e dei suoi luoghi incantevoli. Obiettivo del museo è valorizzare il legame tra l'uomo e il territorio sviluppato nel rapporto millenario che unisce la vite e il vino alla civiltà locale. 
 
Educational Tour nelle Terre del Negroamaro
 
Situato nel cuore delle Terre del Negroamaro, Guagnano ospita, durante l'anno, numerosi educational tour di giornalisti destinati a far conoscere le bellezze tipiche della zona, anche in periodi non comunemente destinati al turismo. Un susseguirsi di visite guidate nelle cantine e negli oleifici del territorio, senza tralasciare le campagne e i luoghi più storici che caratterizzano la tradizione contadina del paese, che per alcuni giorni sono sotto l'occhio attento di professionisti operanti sulle maggiori testate giornalistiche nazionali e internazionali, alla scoperta dei piccoli grandi luoghi dove prendono vita alcuni dei più bei capolavori del made in Italy. Veri e propri viaggi organizzati che hanno luogo nei più svariati periodi dell'anno, persino in settembre, che è il mese del rincasare per antonomasia, ma grandiosamente attivo nei centri contadini come Guagnano, quando, nel pieno della vendemmia, i vigneti sono luoghi di festa sin dalle prime luci dell'alba e il profumo del mosto inebria la maggior parte delle vie cittadine. 
Occasioni uniche e irripetibili durante cui il paese diventa un territorio carico di suggestioni tutte da scoprire e divulgare.
 
Turismo enogastronomico
 
Guagnano, luogo di cantine, oleifici e aziende gastronomiche che hanno sposato appieno la tradizione culinaria locale, è anche meta del turismo enogastronomico, volto all'esplorazione delle realtà di settore che offrono spaccati sulla storia del territorio passando attraverso i piatti e i vini che più rappresentano la tradizione del posto. 
Le aziende del territorio divengono così oggetto di visite guidate, in periodi e giorni appositi, per i tanti amanti del settore o semplici visitatori che giungono alla conoscenza della terra guagnanese grazie a ciò che in essa si mangia e si beve, a cominciare dalle antiche tradizioni fino alle tipicità dei giorni nostri pronte a diventare anch'esse tradizione da raccontare. 
Un vero e proprio toccasana per l'economia cittadina, se si considera, altresì, che ogni processo di conoscenza del territorio passa anche attraverso l'utilizzo delle risorse che quello stesso territorio offre, a partire dei numerosi bed and breakfast della zona che riescono così a registrare il tutto esaurito anche nei periodi più impensabili dell'anno. 

Il sito istituzionale del Comune di Guagnano è un progetto realizzato da Parsec 3.26 S.r.l.

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